CAI Vigo di Cadore

Club Alpino Italiano

sezione di Vigo di Cadore

 

«vedrai che qualcosa faremo!!!»

Altavia delle Dolomiti n.6 (Altavia dei silenzi)

L’ Alta Via delle Dolomiti n. 6 o “dei silenzi” ha origine là dove nasce il Fiume Piave, nell’altopiano umido ai piedi del Peralba, sulla testata della Val Visdende, e raggiunge Vittorio Veneto attraversando i gruppi montuosi del Rinaldo, delle Tèrze, dei Clap, dei Monti di Sàuris, del Tiàrfin, del Crìdola, degli Spalti di Toro e Monfalcóni, del Duranno-Cima dei Preti e del Col Nudo-Cavallo. L’itinerario è lungo e pur sviluppandosi in parte anche nel territorio prealpino, presenta caratteristiche anche più severe di quelle tipiche dell’alta montagna dolomitica. Il nome “Altavia dei silenzi” nasce perché fra le montagne toccate dal percorso, specialmente nella parte mediana e finale, non c’è anima viva. Neppure le greggi d’un tempo. Lungo quest’Alta Via l’isolamento è idilliaco, non traumatico; l’ambiente appare oltremodo solitario e selvaggio. La lunga escursione è stata suddivisa in tappe giornaliere, ognuna delle quali ha precisi punti di riferimento, di partenza e di arrivo, che possono essere un rifugio, un bivacco, una malga, un semplice ricovero. Il periodo migliore per transitare con una certa sicurezza di stabilità meteorologica e di clima lungo gli itinerari proposti è sicuramente quello estivo, cioè da fine giugno a settembre.

L’itinerario completo parte dal Rifugio Pier Fortunato Calvi nei pressi delle sorgenti del Fiume Piave a Sappada, e dopo circa 180 km arriva a Vittorio Veneto. In grassetto in tabella si riportano le tappe che si snodano all’interno del territorio comunale di Vigo di Cadore. I percorsi sono di difficoltà E e EE e la cartografia di riferimento (Carte Tabacco) è la seguente:

L’altavia dei Silenzi si divide in 11 tappe come segue:

Tappa 1 Dal Rifugio “Pier Fortunato Calvi” e il Rifugio Sorgenti del Piave a Sappàda per i Laghi d’Òlbe
Tappa 2 Da Sappàda al Rifugio Fratelli De Gasperi per il Passo Èlbel
Tappa 3 Dal Rifugio Fratelli De Gasperi al Rifugio Tenente Fabbro per Forcella Lavardêt
Tappa 4 Dal Rifugio Ten. Giuseppe Fabbro al Rifugio Giàf per Doàna
Tappa 5 Dal Rifugio Giàf al Rifugio Padova
Tappa 6 Dal Rifugio Padova alla Casèra Laghét de sóra per Forcella Spe
Tappa 7 Dal Bivacco Casèra Laghét de sóra al Bivacco Greselìn
Tappa 8 Dal Bivacco Greselìn al Rifugio Maniago a Erto e a Cimolàis
Tappa 9 Da Cimolàis al Ricovero Col Nudo
Tappa 10 Dal Ricovero Col Nudo al Rifugio Semenza
Tappa 11 Dal Rifugio Semenza a Vittorio Veneto

MAPPA


LE TAPPE

Dal Rifugio Calvi, costeggiando il Peralba, in breve si scende alla strada della Val Sésis da dove si procede come di seguito descritto. La strada della Val Sésis proveniente da Cima Sappàda termina al Rifugio alle Sorgenti del Piave, 1830 m, sorto in un posto idilliaco a occidente del colossale Peralba, sul dosso dominante la Val Visdende. Poco a oriente della Sella del Col di Càneva, e vicinissima al rifugio, sgorga la polla sorgiva del Piave che fino agli inizi del secolo, ma anche oggi dai contadini della bassa, era chiamata “la Piave”. Stele con lapide sulla sorgente. Domina la solennità del luogo la poderosa mole del Monte Peralba, 2694 metri. Si scende dal Rifugio Calvi fino al bivio presso il Rifugio alle Sorgenti. Poco prima delle Sorgenti del Piave vere proprie, proprio là dove è il parcheggio, si stacca sulla sinistra (ovest) una stradina bianca con il segnavia 136 che, con andamento sud ovest, contorna il Col di Càneva, percorre i pascoli della dorsale e raggiunge il Passo del Ròccolo, 1815 metri. Qui il sentiero incontra il “Frassati” e il “Naturalistico”, dianzi accennati, che provengono dalla Val Sésis. Ora si continua a sud sul segnavia 129 (il 136 scende in Val Visdende) fin dove quasi si perde fra i mughi e le ghiaie che formano il selvaggio basamento del Monte Lastróni, nel Gruppo del Rinaldo. Il sentiero ora devia decisamente a ovest, traversa una frana di masso in masso, risale ripidamente un canale franoso con macchie d’erba e porta alla verde e panoramica Sella del Franza, 2152 metri. Da questa zona si dipartono alcuni sentieri: il 135 scende a ovest per la Val Popèra (da non confondersi con il Gruppo del Popèra che si trova sull’altra sponda del Comèlico) fino in Val Visdende; l’altro, di guerra e un po’ malagevole, sale a nord fino sul Monte Franza; un terzo, il 193, si stacca poco più a ovest per poi salire ripido alla Forcella Rinaldo; il 135, che seguiremo, sale subito verso sud est per ghiaie ripide e raggiunge il Passo del Mulo, 2356 m, a ridosso del Monte Rìghile. Dal passo si scende decisamente a zig zag per l’ottimo sentiero che con numerose svolte porta comodamente nell’ampia conca erbosa, ingentilita dalle piccole perle dei Laghi d’Olbe, 2156 m, in splendida posizione. All’estremità orientale del lago più grande c’è un bivio. Qui si diparte il sentiero con segnavia 138 che non rientra nei nostri programmi, ma va ad est e scende al Pian delle Bombarde, in Val Sésis, lungo la valle del Rio della Miniera. A sud prosegue il segnavia 135 che scende poi nell’ampia conca di pascolo fino al Rio del Mulino, attraversato il quale entra nella stretta gola delle Gosse, si immette nella stradina della valle e, dopo alcuni tornanti, riprende a costeggiare il torrente fino a giungere alla caratteristica Cappella del Calvario. Da qui a Sappàda, località Mühlbach, 1242 m, la strada è breve, suggestiva e passa per il boschetto della Via Crucis. Un terzo sentiero, dai laghi d’Òlbe, si dirige a ovest sul segnavia 141 per scendere a sud, costeggiando la Cresta del Ferro, fino al Rifugio Monte Ferro, 1563 m, aperto d’estate e d’inverno con servizio d’alberghetto, dal quale una stradina porta a Sappàda, località Granvilla, 1218 metri. Entrambi i sentieri sono buoni: il 141 è un po’ più selvaggio e la “civiltà”, cioè la strada degli impianti, si incontra a quota 1563 m; sul 135, invece, la strada che serve gli impianti di risalita si incontra a quota 1850 m circa.

Da Sappàda località Granvilla, 1218 m, si scende per la strada asfaltata fino al Camper Park. Da qui si va a destra (ovest, poi sud) fino a toccare il Piave che si passa su un ponticello per seguire, sul segnavia 314, la stradina che penetra nella valletta del Rio Storto e termina a quota 1258 m dove incontra il Rio del Gufo. Il sentiero 314 prosegue buono lungo il torrente che ora assume il nome di Rio Enghe. A quota 1434 m si lascia a destra il segnavia 314 che sale al Passo Oberenghe (vedi VARIANTE I) e si prende il ramo di sinistra che porta il numero di segnavia 315. Questi ben presto passa il rio e si innalza, con stretti tornanti, sulla costa ertissima fino a un salto con bella cascata. Il sentiero traversa diagonalmente sotto il salto e giunge all’imbocco del solitario circo ghiaioso del Ciadìn di Èlbel. Piegando verso sud e stando sulla sinistra orografica del Ciadìn, si rimonta la parte superiore e si giunge infine al Passo Èlbel, 1963 m, inciso fra le Crete Brusàde e il margine orientale della Cresta di Enghe. Dal Passo Èlbel si scende a sud per il vecchio sentiero di guerra che presto incontra il sentiero 202A, staccatosi dal 202 proveniente dal Passo Oberenghe. Sempre restando sul 315 si continua ora verso est, si aggira la base del Campanile di Mimòias e, attraversato un magro bosco con mughi, si giunge al poggio della Casèra di Clap Piccolo dove ci si immette nel sentiero 201 che giunge dalla Casèra Mimòias. Seguendo a sinistra il 201 verso nord, quindi a est, si passano i due rami del Rio Pradibosco, si risale una china e si perviene al Rifugio Fratelli De Gasperi, 1767 metri.

Dal Rifugio Fratelli De Gasperi si riprende il sentiero con segnavia 201 e lo si segue fino alla Casèra Mimòias, 1623 metri. Dalla casèra si segue l’ottima stradina con segnavia 203 (il 202 continua a destra – ovest – verso il Passo Mimòias; vedi Variante I)) e si scende a passare il Rio Mimòias. Continuando decisamente a sud si prosegue lungamente in quota, sui 1500 m circa per il bosco, fino a giungere a un trivio presso la Casèra Lavardêt, 1459 m, che sta poco più a nord. Si continua verso ovest e presto si è sul ramo asfaltato che congiunge la Strada Provinciale 619 alla Forcella Lavardêt e alla Provinciale 465, attualmente non transitabile, che attraverso la Val Frisón porta (portava, perché ora è chiusa al traffico automobilistico) a Campolongo di Comèlico. Dalla Forcella Lavardêt, 1531 m, si segue a ovest la Statale 465 “abbandonata” (transitabile da Campolongo solamente fino a quota 1020 m circa) che proviene dalla Val Frisón. Si scende per questa circa un chilometro fino a raggiungere un bivio a quota 1484. Ora si prende a sinistra (sud) una carrareccia che in breve porta alla Casèra Campo, 1441 metri. La stradicciola continua ancora per un po’ verso sud ovest e raggiunge il Torrente Frisón a quota 1420 metri. Poco dopo si lascia a destra la stradina che va verso la valle e si prende a salire per un sentiero che, prima moderatamente, poi più ripidamente, conduce alla Casèra Sottopiova, 1733 m, e da qui, in breve, al vicino Rifugio Tenente Giuseppe Fabbro, 1783 metri.

Dal Rifugio Fabbro, in pochi minuti, si raggiunge a ovest la Sella o Valico di Ciampigòtto, 1790 m, e si prosegue per l’asfalto della Provinciale 619 per circa 2,5 chilometri verso Laggio e Vigo. Raggiunto il bivio con la stradina che si stacca a sinistra, poco oltre la quinta curva e a quota 1660 m circa, si scende per questa sul segnavia 338, si tocca il torrente a quota 1559 m e si sale comodamente per la stradicciola fino alla Casèra Doàna, 1911 metri, in ottima posizione. Lasciata la casèra si entra sul segnavia 336 che si dirige a sud est e subito ci si innalza per buon sentiero sulle pendici del Colròsolo aggirandolo e pervenendo, dopo bella traversata sulle balze occidentali del colle, al Passo del Landro, 1820 metri. Abbandonato il sentiero 336 che, malagevole, divalla per la Val Prendèra e il 329 che in modo assai diretto e non sempre buono scende a Stàbie, si sale di poco a sud fino al Col Piói, 1863 m, per ridiscendere nel bosco, sempre più fitto, lungo la Costa Bordonà. Giunti a quota 1500 m circa si incontra il segnavia 207 che si segue a destra (ovest, poi nord ovest). Quest’ultimo conduce dolcemente al Pian di Stàbie, 1373 m, dove, in corrispondenza di una strada bianca, si incrocia il segnavia 336 che giunge dalla Val Prendèra. Si segue a sud il segnavia 207, senz’altro fare che seguire la buona carrareccia che taglia i prati alberati ed è fiancheggiata, più avanti, da pittoreschi fienili. Così si arriva a qualche centinaio di metri a nord del Passo della Màuria che subito si raggiunge a 1298 metri. Ristorante, bar, telefono. Servizio di autocorriera da e per il Cadore e la Càrnia. Una discreta strada, inizialmente con i segnavia 341 e 348, si stacca dalla Màuria in direzione sud. Poco dopo c’è un bivio. Si segue a sinistra la strada, sul segnavia 341. Dopo circa 1 chilometro la stradina si trasforma in buon sentiero che scende al Torrente la Tor. Lo si traversa e si prosegue costantemente in quota, circa sui 1300 m, nel bosco di abeti, larici e faggi, fino a poco oltre le sorgenti del Rio Torriglia dove ci si abbassa a raggiungere i 1187 m del Torrente Fossiàna. Da qui si risale decisamente una costa boscosa, si ritorna sui 1350 m, si gira pressoché in quota i fianchi orientali del Monte Boschét, si passa il Torrente Giàf e, dopo un’ultima breve salita, si giunge al Rifugio Giàf, 1400 metri.

Dal Rifugio Giàf si prende la mulattiera con segnavia 346 che sale e si addentra subito nel bosco rado mantenendosi sulla destra orografica del Torrente Giàf. Usciti dal bosco appare la Torre Spinotti e, più avanti, sulla sinistra, la Torre Antonio Berti. Il sentiero passa alla base delle muraglie meridionali del Crìdola e di quelle settentrionali dei Monfalcóni. Su buon sentiero, costantemente in salita, si giunge infine alla panoramica Forcella Scodavacca, 2043 metri, grande corridoio sassoso, meravigliosa porta fra superbe rupi che geologicamente non sono più considerate Dolomiti, ma che delle Dolomiti hanno tutte le caratteristiche salienti e, specie qui nel Crìdola e negli Spalti e Monfalcóni, hanno anche qualcosa di più in termini di audacia architettonica! Dalla Forcella, sempre restando sul segnavia 346, si scende a ovest nella Valle Pra di Toro entrando ben presto nella boscaglia di pino mugo. Alla confluenza della Val d’Aràde nella Valle Pra di Toro, il sentiero traversa il letto ghiaioso del torrente, si inoltra nel bosco di abeti e sbocca infine nell’ampia conca alpestre ove un tempo v’era la Casèra Pra di Toro. Al margine inferiore della conca sorge il caratteristico Rifugio Padova, 1287 metri.

Dal Rifugio Padova, 1287 m, si sale verso sud sul sentiero con segnavia 352 fino alla vicina ex Casèra Pra di Toro da dove ci si dirige decisamente a ovest, quindi nuovamente a sud, per risalire la Costa del Col. Passato un prato si scende fra abeti e betulle ai ruderi della Casèra Valle, 1360 metri. Si lascia a destra il sentiero che sale alla capanna Tita Barba (luogo idilliaco, eccellente punto panoramico, si consiglia una visita; vedi Variante IV) e si segue il valloncello di sinistra, chiamato un tempo Fosso degli Elmi, sempre stando sul segnavia 352. Attenzione: a tratti il sentiero si perde nel letto quasi sempre asciutto del torrente. Oltre i 1850 m di quota, quasi sulla testata del selvaggio Fosso degli Elmi, si incontra il sentiero proveniente dalla capanna Tita Barba che si segue salendo per la valle ripida fino a toccare la sabbiosa Forcella Spe, 2049 metri. Scavalcata la Forcella ci si cala sulla destra, a sud, per circa 200 metri fino ad incontrare il segnavia 389 sulla testata della Val di Santa Maria. Attenzione a non scendere per il 356 che divalla per ’aspra Val di Santa Maria fino in Val Cimoliàna. Si segue dunque il 389 a destra e, dopo aver traversato le pendici orientali della Cima Spe, si entra nella Val Mìsera. Si continua quasi in quota, quindi si sale un po’, si scende nuovamente e si giunge nella Val dei Làres in ambiente oltremodo selvaggio e solitario. Traversata anche questa, si sale infine decisamente alla Forcella Pedescàgno, 1930 m, pertugio sulla cresta fra il Col dei Fràssin e il Col Andón. Appare, sull’altra sponda, il ricovero Casèra Laghét de sóra e le muraglie della Cima dei Preti. Con bella traversata verso destra, stando alla base delle rocce, si perviene nell’alta Val dei Fràssin che si aggira fino a ritornare a sud ovest a raggiungere il Bivacco Casèra Laghét de sóra, 1871 metri.

Dal Bivacco Casèra Laghét de sóra il sentiero, attualmente non numerato, sale verso sud ovest, poi sud, per il dosso erboso della Pala Anziana e spesso si perde. Attenzione ai segni, che ci sono, e anche parecchi, ma che si perdono fra le erbe. In alto, poco prima delle pareti della Cima Laste, si entra in una grande conca magra – mente erbosa soprastante la Pala Anziana. Si attraversa tutta la conca seguendo i segni rossi in ambiente di grande solitudine e bellezza fino a raggiungere la Forcella Val dei Drap, 2290 metri. Giù ripidamente per il versante opposto, per ghiaie e erbe, fino a una piccola sella sulla destra. La si traversa fino ad un intaglio che porta il nome un po’ altisonante di Forcella dei Cacciatori, 2173 metri. Ora si passa il canalone che scende direttamente dalla bastionata orientale della Cima dei Preti e si sale per facili rocce, stando verso destra, dentro un ripido colatoio. Oltre un’altra forcella si attraversa l’alta Val dei Cantoni. Ora ci si porta alla base di un canale e, senza entrarvi, lo si risale per facili rocce stando sulla sinistra fino a giungere alla Forcella Compól, 2450 metri. Oltre la forcella si scende a lungo, tenendosi prima sulla sinistra, poi rientrando nel canale a destra dove, all’inizio di stagione, è possibile trovare dell’acqua. Dopo qualche passaggio delicato si perviene alla base della parete dove può capitare di trovare un piccolo nevaio. Traversato il nevaio, o le roccette, ci si porta sotto un canale e quindi, con altra breve discesa, si tocca quasi il fondo di un altro colatoio. Per raggiungere quest’ultimo è necessario compiere un acrobatico “passo del gatto” su di una cengia esigua; è il passaggio più delicato, ma non proibitivo, della traversata. Alla fine del canale si scende ancora per pochi metri, si traversa su erbe e detriti, si risale una breve spalla rocciosa, si vince un ultimo canalino e si sbuca, letteralmente, nei pressi del Bivacco “Paolo Greselìn”, 1920 metri.

Dal bivacco si segue verso sud ovest il sentiero 358 che passa alla base della Cima dei Frati. Si risalgono alcune placche rocciose e sporche di ghiaino, quindi un canale con alcuni cavi fissi fino a giungere al più alto dei tre intagli della Costa dei Tass, già visibili dal bivacco. Oltre alcune cenge esposte, erbe e placche, si supera la cresta della Cima dei Frati e si scende per ripida parete sul ghiaione che proviene dalla Forcella dei Frati. A destra (nord ovest) sale la traccia per la Forcella dei Frati e il Bivacco Baroni in alta Val Montìna. Continuando a traversare si passa una grotta naturale, molto utile in caso di cattivo tempo anche se non certo comoda, posta alla base della parete sud est del Duranno e si perviene infine alla Forcella Duranno, 2217 m, dove si incontra il sentiero 374 che proviene dalla Gravìna del Duranno. Scavalcata la forcella a sud, si scende dapprima per roccette facili, quindi su terreno detritico e duro per la Gravìna, fino all’altezza del bosco oltre il quale, in breve, si è al Rifugio Maniàgo, 1730 metri. Dal Rifugio Maniàgo parte il buon sentiero 374 che scende rapidamente a sud lungo il costone boscoso, passa ciò che resta della Casèra Pezzèi, incontra una strada bianca e scende fino sul greto sconvolto del Torrente Zémola. Oltre questo si segue la strada che conduce, a tratti esposta e chiusa al traffico non autorizzato, fino a Erto, 778 metri. Da Erto a Cimolàis, 652 m, si segue la Statale 251 che passa San Martino, supera il Passo di San Osvaldo, 828 m, e scende al ridente villaggio, che tocca dopo circa 7 chilometri. Naturalmente ci si può servire dell’autobus (linea LongaroneErto-Cimolàis-Claut; informarsi sugli orari) o chiedere un passaggio a qualche buon’anima o usare il classico “caval di San Francesco”. Possibilità di alloggio e ristoro anche a Cimolàis.

Da Cellìno ci si inoltra nella Val Chialedìna sul segnavia 965 lungo una stradina che, dopo 2 chilometri circa, a quota 602 metri, è chiusa al traffico. Sono fin qui 8 chilometri da Cimolàis, che si potrebbero (si dovrebbero) fare in auto per alleggerire questa tappa dal notevole dislivello. Si risale tutta la valle fino a un prato e alla piccola Casèra Gravuzza, 984 m, minuscola struttura pastorale a ridosso del pendio boscoso, alla confluenza del Rio Frugna nella Val Chialedìna. Può offrire riparo d’emergenza a circa 4-5 persone. Dalla Casèra Gravuzza, ove termina la stradina che spesso è interrotta causa alluvioni, si continua a salire a sud ovest per la Val Chialedìna, stando sul segnavia 965, dapprima nel bosco, quindi per una cresta morenica. Raggiunta la quota di 1400 m circa, il sentiero piega a destra e, lasciata la valle che finisce poco più in alto, prende a salire ripidamente il fianco destro, fra mughi e faggi. Giunti alla base delle pareti si traversa un prato e si vince una fascia rocciosa salendo per gradini scavati nella viva roccia. Ora si supera un altro canalino reso mite da un cavo metallico. Poco dopo si perviene a un pianoro erboso inclinato, qua e là roccioso, che precede il passo. Lo si percorre tenendosi sulla sinistra di alcune strane placche lavorate dall’acqua e, per ghiaie miste ad erbe, si raggiunge il Passo di Valbóna, 2130 m, nei pressi del quale si può trovare provvidenziale riparo e riposo nel Ricovero Col Nudo, 2115 metri.

Dal Ricovero Col Nudo, 2115 m, si scende a sud ovest sul sentiero 965, fino a toccare l’ampio catino nella parte alta della desertica Montagna del Vescovo, per poi dirigersi verso il Col di Piero, caratteristico spuntone isolato che separa le due valli. Restando sulla destra orografica del Col di Piero, dove le tracce si fanno via via più evidenti, si passa presso i ruderi appena visibili della Casèra Scalét alta dove si incrociano le tracce del sentiero 960 che traversa a ovest verso la Forcella della Lastra proveniente dal Sentiero Costacurta. Il sentiero ora si fa migliore e scende deciso per il Venàl di Montanés, giunge alla Casèra Scalét bassa, 1169 m, e incontra la stradina. Si segue questa a sud e, nella zona della Casèra Stabalì, 1049 m, si lascia la stradina che scende a sud verso il Rifugio Carota e si prosegue a sinistra (est). La strada fa una doppia curva, passa il ponte e riprende a scendere a sud. Dopo circa 4 chilometri di strada da Scalét bassa si giunge a Montanès, 866 m, quindi, sempre per strada, a Pédol, Funès, Ìrrighe, Tàmera. Da questa località conviene senz’altro seguire a sud il buon tratturo che porta prima alle Stalle Pradevàia, quindi alla zona della Casèra Mont ove c’era il Rifugio Alpàgo, 970 m, che al tempo del “lancio” dell’Alta Via delle Dolomiti n. 6 era indicato come posto tappa. Un’altra soluzione per “inventarsi” un posto tappa è il vicino Agriturismo Cate, 1022 m, che dista 1,5 chilometri ad est, sempre sul tracciato dell’Alta Via. Vista la brevità del percorso fatto in questa giornata e considerato che da San Martino fin qui si può fare parecchia strada in auto usufruendo di un “passaggio” o del servizio taxi, si consiglia il proseguimento verso il Rifugio Semenza del CAI. Dall’Agriturismo Cate una buona carrozzabile prosegue verso est fino ad incontrare il segnavia 924 al bivio di quota 1054 metri. Per stradicciola si entra nella boscaglia fino al fondo della Val Salatìs. Fuori dal bosco si prosegue in ambiente solitario e selvaggio, rasentando un profondo inghiottitoio (cavità imbutiforme, caratteristica dei suoli carsici e frequenti in Alpàgo). Passata la Stalla Campitello, 1389 m, la stradicciola termina alla Casèra Pian de le Stéle, 1421 m, da dove si prosegue sul tracciato principale a destra (est). A quota 1558 c’è un altro bivio. Avanti ancora sulla destra, sempre sul segnavia 924, a percorrere il fondo della Valle Sperlónga, prima pianeggiando su sfasciumi, poi entrando in un antico circo glaciale a U dal quale si sale ripidamente, passando una grotta, fino alla Forcella Lastè, 2036 m, dove si trova il Rifugio “C. e M. Semenza”, 2020 metri.

Dal Rifugio Semenza, 2020 m, si scende a sud ovest per il sentiero 923 lungo l’antico circo glaciale. Nel vallone il sentiero migliora e si apre fra rododendri e magri pascoli, ghiaie e rocce affioranti, fino ad un grande macigno. Qui si incontra un piccolo basamento, con Madonnina offerta dagli Alpini di Tambre (Sasso della Madonna), quota 1567 metri. Dal macigno si staccano due sentieri. Si prende quello di sinistra con il numero 922 che aggira, con lungo saliscendi, il Col del Cuc e arriva a Casèra Palantìna, 1521 m, in splendida posizione. L’ottimo sentiero 922 va verso ovest, poi sud ovest, e conduce a Canàie, 1069 m, uscendo sulla strada davanti a un’osteria. Da Canàie si continua sul segnavia 922 a ovest per la Val Tritón, incontrando la Statale 422 che in breve, a sinistra (sud), conduce a Campón, 1041 metri. Fin qui si può giungere da Canàie anche per comoda strada asfaltata. Da Campón si segue per 1 chilometro circa a nord ovest la strada che va a Palughetto, 1041 m; questo è raggiungibile anche, e forse meglio, con il sentiero n. 922 che passa a nord della piana. Avanti ancora 500 m fino al secondo tornante dove si stacca a sinistra una mulattiera che, con moderata salita per La Banca, arriva alla stradina nei pressi di Valpiccola, 1340 m circa. Traversata la stradina si prosegue a sud ovest fino ad incontrare un’altra carrareccia oltre la quale sta la Casèra Prese, 1344 metri. Si prosegue per la stradina fino a quando diventa meno comoda; quindi si sale a sud verso il Col de la Féda, 1442 m, sulla destra orografica del Pian de la Pita e del Monte Millifrét giungendo alle Casère Pizzòc, 1499 metri. L’Alta Via, invece, poco oltre le Casère Pizzòc, prosegue a sinistra e scende per la costa di Agnelezza, prima allo scoperto su magri pascoli, poi costeggiando un bosco di abete e pino nero, poi ancora sui pascoli fino al Monte Costiera, 1100 m circa. Grandiosa visione sul Lago di Santa Croce e sull’Alpàgo. Il sentiero continua a scendere decisamente fin dove trova, a quota 729 m circa, una stradina che passa sul versante opposto e risale brevemente il fianco nord ovest della Costa di Serravalle fino alla cava di pietra a 764 metri. Traversata la cava si prende un sentiero che taglia la costa coperta di castagni, roverelle e betulle e si ritorna in cresta fra le erbacce. A quota 500 m circa si incontrano i resti della Turris nigra, dopodiché il sentiero si fa ripido e scende alla bella chiesa di Sant’Augusta, 349 m, da dove, per strada in acciottolato e incontrando sei cappelle erette per ex voto nel 1642, scende per il boschetto a raggiungere finalmente la piazza di Serravalle in Vittorio Veneto, 139 metri.

Per maggiori informazioni sul percorso completo, sulle singole tappe, sui punti d’appoggio e sulle possibili varianti, si invita a prendere visione dell’opuscolo informativo “Alta Via Europa 6 dal Großglockner a Vittorio Veneto” divulgato dall’ Amministrazione Provinciale Belluno – settore turismo, agriturismo e attività produttive, riveduta ed aggiornata da Italo Zandonella Callegher, scaricabile da questa pagina. Tale opuscolo informativo è stato redatto nel 2005; in seguito ai violenti eventi metereologici del 2018 e seguenti, non si garantisce la completa fedeltà dei percorsi: prima di mettersi in cammino informarsi sempre presso i rifugi e le strutture coinvolte nelle varie tappe.